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Forte scossa di terremoto a Macerata

Ancora un terremoto, ancora nel centro Italia. Alle 5.50 di domenica 20 settembre un terremoto di magnitudo 4,6 ha svegliato la popolazione. Secondo i dati Ingv l’epicentro del sisma è Macerata e la profondità della scossa è stata di 37 chilometri. A quanto ci risulta, il movimento della terra è stato di tipo sussultorio. Secondo i primi sopralluoghi non sono stati registrati danni a persone o cose. La scossa è stata sentita anche nell’Anconetano e nel Pesarese. Moltissime persone sono scese in strada.
Sulla mappa: l’epicentro del terremoto.

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Massimo Cialente accusa il Partito democratico: “Ci avete abbandonato”

Il sindaco de L’Aquila si sfoga in un’intervista al settimanale Left, in edicola oggi, e accusa il Partito democratico di aver abbandonato la sua giunta, soprattutto con l’astensione al Senato sul decreto Abruzzo. “Hanno costretto me e la Pezzopane (la presidente della Provincia ndr) a diventare cattivi e il governo ci ha fatto un …. così”.

Poi parla della politica italiana: “Ero contro il Pd e purtroppo la storia mi ha dato ragione. Sono uscito da Sinistra democratica perché hanno fatto la stessa cazzata del Pd: la politica con i gazebo perché passa tutto attraverso i rapporti con la stampa. Sono rientrato ora con Bersani perché, soprattutto in una situazione come questa, c’è bisogno dei partiti sul territorio”.

Infine sull’ipotesi di un nuovo esecutivo per il Comune: “Niente giunta tecnica, ci vuole gente capace. Ho fatto la mia proposta di una nuova giunta con all’interno anche l’opposizione perché bisogna coinvolgere tutta la città. E’ una sorta di gabinetto di guerra, noi siamo come l’Inghilterra nella seconda Guerra mondiale”.

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San Gregorio “trasloca”: casette agli abitanti, ma il paese risorgerà altrove

Alla fine hanno vinto la loro battaglia. Gli abitanti di San Gregorio, piccola frazione de L’Aquila, avranno anche loro un villaggio di casette antisismiche come quello di Onna. Da mesi il comitato formato dagli abitanti del piccolo borgo si batte per ottenere una sistemazione che non disgreghi il nucleo originario della zona vecchia del paese. Le 86 casette di legno sorgeranno sulla collina a fianco dell’abitato devastato dal sisma del 6 aprile, la stessa collina che accoglierà la nuova San Gregorio, perché il paese non sarà più ricostruito dove sorgeva un tempo.
“La buona notizia è stata accolta con lacrime di gioia dagli abitanti – racconta Chiara Petrocco, rappresentante di circoscrizione – tanto che non hanno nemmeno mosso un ciglio quando gli abbiamo detto che non saranno pronte fino a dicembre”. Già perché i ritardi nell’approvazione di questa misura faranno sì che le casette (per le quali sono quasi pronti i progetti) non saranno ultimate prima dell’inizio del freddo. E nel frattempo? “Nel frattempo stiamo studiando con la protezione civile un piano per sistemare tutte le 250 persone che necessitano di un alloggio – spiega ancora la Petrocco – però una soluzione certamente la troveremo, in hotel o in case in affitto. Gli abitanti delle case popolari saranno invece collocati all’interno del piano Case, in quanto affittuari”.
Le opere di urbanizzazione per i moduli provvisori saranno però progettate in modo tale da poter essere utilizzate anche per un abitato definitivo. Assieme alla buona notizia per gli abitanti di San Gregorio c’è infatti anche una doccia fredda (non ancora confermata dagli studi geologici ma piuttosto sicura): il borgo non sarà più dove è ora. La scossa qui si è sentita più forte che altrove, l’indice di abbattimento supera il 95 per cento perché una serie di concause ha fatto in modo che la forza del sisma fosse superiore al resto del territorio: ricostruire qui sarebbe una follia.

Le macerie di San GregorioAlla fine hanno vinto la loro battaglia. Gli abitanti di San Gregorio, piccola frazione de L’Aquila, avranno anche loro un villaggio di casette di legno come quello di Onna. Da mesi il comitato formato dagli abitanti del piccolo borgo, Sangregoriorinasce, si batte per ottenere una sistemazione che non disgreghi il nucleo originario della zona vecchia del paese. Le 86 casette di legno sorgeranno sulla collina a fianco dell’abitato devastato dal sisma del 6 aprile, la stessa collina che accoglierà la nuova San Gregorio, perché il paese non sarà più ricostruito dove sorgeva un tempo.

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Rosita Torre, la vedova dimenticata dallo Stato

Rosita Torre con il marito Emanuele Sidoni

Rosita Torre con il marito Emanuele Sidoni

Quella di Rosita Torre è una storia di promesse a vuoto e di burocrazia ottusa. Una storia che comincia con un terremoto, che le ha portato via il marito e due suoceri. Oggi, dopo quattro mesi, quel terremoto non scuote più la terra ma la dignità e la stabilità economica di una famiglia.

Rosita Torre è la vedova di Emanuele Sidoni, l’unico residente a Roma tra le 306 vittime del sisma del 6 aprile. Emanuele aveva 60 anni ed è morto insieme ai genitori Emidio e Maria Fina nella casa di Castelnuovo, nel comune di San Pio delle Camere, a quasi 30 chilometri dall’Aquila. Oggi la vedova e i suoi figli non hanno diritto a niente.
LEGGI ANCHE: Le rovine dimenticate di Castelnuovo (foto) | Castelnuovo: dopo il sisma, il rischio bancarotta (video)
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Cronache dentro il terremoto: il racconto quotidiano di Giustino Parisse

Il 7 agosto 2009 Domenico Parisse avrebbe compiuto 18 anni. Suo padre Giustino, caporedattore del Centro a L’Aquila, non gli ha potuto organizzare la festa che sognava. Lui e la moglie Dina hanno invece solo una tomba su cui piangere Domenico, Maria Paola, l’altra figlia di appena 16 anni, e il padre di Giustino, che si chiamava Domenico anche lui.
Il 7 agosto Giustino Parisse ha presentato un libro, si chiama “Quant’era bella la mia Onna, cronache da dentro il terremoto”: una raccolta dei suoi articoli pubblicati sul Centro dopo la tragedia. Ad appena una settimana dal sisma che gli ha distrutto la famiglia, Giustino Parisse è tornato sul campo a fare il suo mestiere. Chi ha letto il giornale in quei giorni ha visto riapparire, il 14 aprile, la sua firma e le sue parole, una in fila all’altra, un io narrante che ha accompagnato gli aquilani accampati nelle tende, oppure chi si era spostato sulla costa, tra le ossa rotte del cratere e facendo quello che un giornalista sente di dover fare in ogni momento, anche col lutto nel cuore: raccontare.
L’intero ricavato del libro (prezzo 10 euro) sarà interamente devoluto alla Pro loco e alla Onlus di Onna per la ricostruzione.
Accanto a Giustino Parisse, alla presentazione c’erano Guido Bertolaso, il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente, il direttore del Centro Luigi Vicinanza ma soprattutto i cittadini di Onna, che hanno riempito la chiesa tenda del campo, in piedi a decine anche fuori. Giustino Parisse ha raccontato il terremoto e ha fatto a Domenico, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, un grande regalo. Ha continuato la sua missione, in aiuto agli abruzzesi, agli aquilani e agli onnesi, la sua gente che, come lui, deve ricostruire e ricominciare.

Giustino Parisse
Il 7 agosto 2009 Domenico Parisse avrebbe compiuto 18 anni. Suo padre Giustino, caporedattore del Centro a L’Aquila, non gli ha potuto organizzare la festa che sognava. Lui e la moglie Dina hanno invece solo una tomba su cui piangere Domenico, Maria Paola, l’altra figlia di appena 16 anni, e il padre di Giustino, che si chiamava Domenico anche lui.

Il 7 agosto Giustino Parisse ha presentato un libro, si chiama “Quant’era bella la mia Onna, cronache dentro il terremoto”: una raccolta dei suoi articoli pubblicati sul Centro dopo la tragedia. Ad appena una settimana dal sisma che gli ha distrutto la famiglia, Giustino Parisse è tornato sul campo a fare il suo mestiere. Chi ha letto il giornale in quei giorni ha visto riapparire, il 14 aprile, la sua firma e le sue parole, una in fila all’altra, un io narrante che ha accompagnato gli aquilani accampati nelle tende, oppure chi si era spostato sulla costa, tra le ossa rotte del cratere e facendo quello che un giornalista sente di dover fare in ogni momento, anche col lutto nel cuore: raccontare.

L’intero ricavato del libro (prezzo 10 euro) sarà interamente devoluto alla Pro loco e alla Onlus di Onna per la ricostruzione.

Accanto a Giustino Parisse, alla presentazione c’erano Guido Bertolaso, il sindaco de L’ Aquila Massimo Cialente, il direttore del Centro Luigi Vicinanza ma soprattutto i cittadini di Onna, che hanno riempito la chiesa tenda del campo, in piedi a decine anche fuori. Giustino Parisse ha raccontato il terremoto e ha fatto a Domenico, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, un grande regalo. Ha continuato la sua missione, in aiuto agli abruzzesi, agli aquilani e agli onnesi, la sua gente che, come lui, deve ricostruire e ricominciare.

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L’Aquila, il terremoto nella città dei morti

021Anche qui ci sono i nastri bianchi e rossi, per delimitare le strutture pericolanti, i padiglioni più vecchi, ma anche le strutture più recenti. Pezzi di intonaco, piastrelle, rivestimenti in marmo: tutto in briciole. Il cimitero de L’Aquila ha accusato il colpo, come tutto nel capoluogo abruzzese. E tutto è rimasto come tre mesi fa: a terra ci sono i fiori, portati prima del 6 aprile, secchi e in decomposizione. I vasi invece sono stati riempiti di fiori freschi, dove ancora si può accedere,  calpestando calcinacci e pezzi di muro.

Quello che colpisce di più sono le lapidi dei loculi, piombate a terra, nomi e date fatti a pezzi, i volti dei cari estinti che guardano il soffitto. Tantissime tombe mostrano ora il cemento con cui sono state sigillate, il nome graffito con una punta, scritto prima che fosse pronta la lastra di marmo. Anche la chiesa è pericolante, recintata con transenne metalliche. Tutt’attorno il silenzio irreale di un pomeriggio assolato d’estate

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Poggio Picenze, la sera fuori dalle tende Notti magiche a ritmo di blues

Poggio Picenze in blues

Si ricomincia da qui: dalla musica. La gente di Poggio Picenze esce dalle tende e si ritrova in piazza per l’appuntamento con il blues, come ogni anno, questa volta con una motivazione in più: scacciare gli incubi del terremoto. Davanti alla chiesa ferita e puntellata, più sotto i cantieri della ricostruzione. La platea gremita e i posti a sedere che non bastano: voglia di ricostruire partendo dalle cose normali, come lo spettacolo che porta qui, ogni anno, i migliori artisti della scena blues.

Otis Taylor è il clou della nona edizione di “Poggio Picenze in blues”: la terza di quattro serate dopo la Vasti Jackson band e la Ronnie Baker Brooks band. L’artista dell’Illinois regala grande emozione e coinvolgimento. Chiama tutti sotto il palco perché, dice: “Se venite qui sotto io suono meglio”. E comincia la festa. Lui con banjo, chitarra elettrica e armonica tiene viva l’attenzione, coinvolgendo il pubblico con verve e simpatia. Il resto lo fa la musica e la sua band (sua figlia lo accompagna al basso).

L’ingresso era libero, Taylor ha accettato di venire da Londra e suonare a budget ridotto per la popolazione terremotata. Il bluesman statunitense è in tour per presentare il suo nuovo album che si poteva acquistare anche a fine serata: costo 20 euro, 5 dei quali, ha fatto sapere prima dello spettacolo, sarebbero stati destinati proprio alla Pro-loco di Poggio Picenze per organizzare gli eventi musicali futuri.

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Cavallette all’Aquila

In Abruzzo non bastava il terremoto devastante del 6 aprile e lo sciame sismico che continua a tenere in tensione gli sfollati. Non bastava neanche il caldo asfissiante di questi giorni, che rende insopportabile la vita in tenda. Adesso sono arrivate anche le cavallette. Sono tante e sono molto grosse. Gli insetti hanno invaso il nuovo tribunale dell’Aquila, sembra che provengano da Bazzano ma sono state avvistate anche a San Gregorio, Poggio Picenze e Barisciano.

Per molti bambini, tutti presi dalla caccia alla cavalletta, è un diversivo in più. Per tutti gli altri un segnale inquietante: quali altre piaghe dovrà mandargli la mala sorte? Ecco le foto del nostro inviato Matteo Marini.

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Le rovine dimenticate di Castelnuovo

La statale 17 fila via dritta, superata Onna, San Gregorio e Poggio Picenze, su un lungo rettifilo che taglia in due il “cratere” verso est. San Pio delle Camere è uno dei paesi più lontani dall’epicentro del sisma ma il 6 aprile la terra si è fatta sentire anche qui. Case fatte di grosse pietre e malta di limo. Quello estratto dalle “camere”, le grotte scavate per ricoverare il bestiame.

Le case sono vecchie, antiche, alcune costruite nel 1400. San Pio ha retto abbastanza bene alla scossa, costruito sulla pietra, a mezza costa sulla sinistra dominato dal castello recinto. La frazione di Castelnuovo invece, oltre alla conta dei danni, ha dovuto affrontare anche quella delle vittime.

Cinque i nomi della lista: Refik e Demal Hasani, Maria Fina Marrone, Emanuele ed Emidio Sidoni. Il vecchio borgo se ne sta accovacciato sopra una piccola altura a ridosso della statale, il lungo arco di centinatura approntato dai vigili del fuoco della toscana forma una specie di galleria: a metà la strada è sbarrata da una barriera costruita con assi di legno chiaro. Oltre quella l’inferno, il paese è devastato.

Più del 90 per cento delle case qui è distrutto o da abbattere. Un mare di macerie, onde di detriti sotto tetti precipitati al suolo, abitazioni antiche anche di secoli non hanno retto questa volta. I mattoni sono pochi, piuttosto pietre e maltina friabile come gesso: tutto in polvere. Cinque morti. “Potevano essere 200” dicono in paese, se fosse stata la settimana di pasqua ci sarebbero state molte più persone. Altrimenti sarebbe stata una seconda Onna, forse ancora più tragica della prima.

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